Vitigno ritenuto per tanto, troppo tempo, figlio d’un Bacco minore, il Ciliegiolo, per secoli considerato incapace, se vinificato in purezza, di esprimere profili qualitativi accurati e complessi, veniva utilizzato come uva da taglio, meritevole tuttalpiù di svolgere compiti marginali, conferendo, quando necessario, un’aggraziata aromaticità a blend incentrati su vitigni di più elevato lignaggio (in particolar modo il Sangiovese).

Fieramente monotematica, almeno per ciò che attiene la produzione “rossista”, l’azienda dell’operoso Leonardo Bussoletti sublima dal 2008 le qualità del Ciliegiolo, dando vita ad una produzione, quantitativamente modesta ma di eminente spessore qualitativo, di circa 40.000 bottiglie annue, realizzate, assecondando i precetti dell’agricoltura biologica, trasformando le uve provenienti da 9 ettari di vigneto, distribuito sui rilievi collinari di 4 diversi comuni: Narni, Alviano, Penna in Teverina e San Gemini.