Conosco Leonardo Bussoletti da molti anni ma ho una memoria troppo malconcia per dire quanti, o per ricordare come è successo.

Di sicuro era prima che diventasse produttore, nel ruolo di venditore colto e grande appassionato di vino. L’aneddoto non è del tutto ozioso e aiuta a inquadrare il personaggio: non un parvenu qualunque ma un uomo che ha maneggiato la materia ad alti livelli, assaggiando con alcune delle figure più esperte e preparate del settore, visitando decine di cantine e confrontandosi con altrettanti vignaioli. Fatto che spiega, almeno in parte, come sia riuscito a realizzare il suo progetto e a costruire un mercato importante in così breve tempo. Che progetto? Anzitutto quello di riportare l’attenzione sul ciliegiolo, uva che ha una precisa ragion d’essere tra i colli di Narni e Amelia, usarlo per costruire un’identità forte e affermare un proprio ruolo nel vino artigianale italiano. Non proprio una passeggiata.